Perché una cassa di espansione
La realizzazione di un bacino per la laminazione delle piene di un canale è una soluzione efficace allo scopo di aumentare la sicurezza idraulica dei territori limitrofi e dei tratti a valle del corso d’acqua.
Durante il passaggio di una piena, il volume disponibile del bacino viene utilizzato per sottrarre acqua al canale così da ridurne la portata al colmo. L’acqua invasata è poi restituita quando le condizioni idrometriche del canale non sono più pericolose.
ALCUNI DATI | |
Finanziamento | Regione Emilia-Romagna Servizio Difesa del Suolo della Costa e Bonifica |
Progettazione e Direzione Lavori | Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale |
Costo dell’intervento | 3.375.754,54 € |
Area impegnata | 6,5 Ha |
Volume acqua invasabile | 143.000 m3 |
Portata massima laminabile attraverso lo sfioratore | 6 m3/s |
Lunghezza della soglia sfiorante | 100 m |
Anno di realizzazione | 2024 |
I ritrovamenti archeologici
Gli scavi relativi alla creazione della “cassa di espansione” collegata al Canale dei Mulini hanno portato all’individuazione di molte tracce di antichi insediamenti, dall’età del Bronzo all’età medievale.
Dal passato al futuro
Il Canale dei Mulini è un corso d’acqua artificiale, costruito a partire dal XV secolo. Ha origine in località Tebano, nel comune di Castel Bolognese, ove grazie alla diga steccaia leonardesca vengono derivate le acque dal torrente Senio, originariamente a fini molitori. La lunghezza totale del canale è di 38,6 Km fino al Reno.
Il canale in passato era fondamentale per sette attività industriali ora non più in funzione. Oggi svolge la funzione di scolo delle acque meteoriche della zona urbana e rurale di Castel Bolognese e la funzione di adduzione e distribuzione di acqua a scopo irriguo, derivata da Senio e da Canale Emiliano Romagnolo. Il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale si è preso cura del canale dei Mulini fin dalla ricostruzione post bellica e lo ha assunto formalmente in gestione nel 1967. I gravissimi eventi meteorici dell’autunno 1996, ma anche altri eventi minori a scala più locale hanno messo in evidenza fin dall’inizio degli anni 80 del secolo scorso la necessità di un intervento strutturale per far fronte alle gravi condizioni di sofferenza idraulica del Canale, deputato a scolare le acque meteoriche di un bacino imbrifero sempre più impermeabilizzato.
Il luogo
La ricerca del territorio adatto alla costruzione della cassa di espansione sul Canale dei Mulini ha portato all’individuazione di una zona chiamata “I prati della Cenesa”, nel punto di chiusura del bacino scolante dello stesso Canale. Si tratta di un’area che fino al XIV secolo aveva mantenuto un carattere quasi paludoso e che solo le più recenti bonifiche hanno reso coltivabile; in particolare, la parte più depressa, in origine ricadente nel bacino dell’affluente Rivalone, è stata portata a scolare le acque di pioggia nel Canale Prati di Solarolo, attuando nel 1968 un progetto di sistemazione idraulica dell’area, che ha comportato la costruzione di due botti sottopassanti lo stesso scolo Rivalone.
Il funzionamento
Le portate del Canale dei Mulini sono regolate da un apposito manufatto che impedisce il transito verso Solarolo della portata in eccesso rispetto a quella limite che il Canale è in grado di allontanare in condizioni di sicurezza. In situazioni di emergenza idraulica la regolazione della portata crea un rigurgito verso monte che permette la deviazione delle acque nel canale affluente Rivalone. Le portate in eccesso in risalita nel canale Rivalone, una volta raggiunta la soglia sfiorante in pietrame della lunghezza di circa 100 metri, posta in destra idraulica del canale, si immettono nella cassa. Al cessare dell’evento di piena, man mano che il livello dell’acqua nei canali tende a ridursi, attraverso delle tubazioni poste sotto lo sfioratore e presidiate da valvole a clapet, automaticamente, anche la cassa di espansione progressivamente si svuota fino alla quota inferiore delle tubazioni stesse. Il volume residuo di acqua che permane nella cassa viene poi immesso, attraverso lo scarico di fondo presidiato da una paratoia, nello Scolo Prati che ha quote di fondo adeguate a questa funzione e al successivo allontanamento. La cassa di laminazione ha una superficie di circa 6,5 ha e un volume di laminazione di circa 143.000 m3.