Irrigazione

Premessa

L’attività di irrigazione svolta dal Consorzio rappresenta un potente motore di sviluppo dell’economia locale, per il sostegno fondamentale che dà ad un comparto produttivo, quello della frutticoltura ed orticoltura, con maggiori potenzialità di reddito rispetto ad altre attività agricole e ad elevato indotto occupazionale, sia in campagna, che nei centri di trasformazione e commercializzazione.

Normalmente, l’attività irrigua consorziale ha inizio nel mese di marzo e termina nel mese di ottobre o novembre. Nel periodo irriguo, il Consorzio assicura un servizio di reperibilità per la segnalazione di eventuali anomalie o guasti nella rete di distribuzione.

Pianura

Nell’ambito di pianura, per le finalità irrigue, viene utilizzata principalmente la risorsa idrica resa disponibile dal Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.). Si tratta di una delle più importanti opere idrauliche italiane, che funge da vettore d’acqua di superficie a servizio di un territorio caratterizzato dalla presenza di un’agricoltura particolarmente idroesigente e da diffusi insediamenti civili ed industriali.

La funzione del C.E.R. è particolarmente utile anche nel prevenire, o quantomeno attenuare, il fenomeno della subsidenza, consentendo la distribuzione di acqua di superficie altrimenti non disponibile nel comprensorio dominato dal canale, in sostituzione della risorsa proveniente dalla falda sotterranea. Complessivamente, il C.E.R. ha un percorso di oltre 148 Km e serve un’area di oltre 3.000 km2. E’ alimentato con acqua del Po.
L’opera di derivazione si trova sulla sponda destra del Po, in località Salvatonica di Bondeno (provincia di Ferrara), accanto all’opera di scarico dell’Attenuatore delle piene del fiume Reno.

Quest’ultimo, erede storico del Cavo Napoleonico risalente al secolo XIX, assolve alla duplice funzione di scolmatore di piena del Reno e di primo vettore del sistema del C.E.R..
L’acqua del Po viene derivata mediante l’imponente stazione di pompaggio del Palantone, progettata per la portata di 68 m3/sec. Essa viene immessa nell’Attenutatore e qui percorre un tratto di alcuni chilometri fino alla località Sant’Agostino dove ha inizio l’asta principale del C.E.R., destinata all’approvvigionamento idrico dei territori orientali della pianura emiliano-romagnola.

In precedenza, in località Dosso di Sant’Agostino, sulla sponda ovest dell’Attenuatore, è collocato un impianto di sollevamento che alimenta il ramo minore del C.E.R., lungo 16,5 Km, a servizio dei comprensori dei Consorzi Valli di Vecchio Reno e Reno Palata. L’alimentazione dell’asta principale avviene mediante derivazione dalla sponda est dell’Attenuatore, presso la quale è presente un impianto di sollevamento ausiliario. Quest’ultimo consente l’alimentazione del canale anche in presenza delle basse quote imposte all’Attenuatore durante la stagione invernale, in relazione alla funzione di difesa dalle piene del Reno.

Nel tratto di pertinenza del sistema C.E.R., l’Attenuatore, data la sua pendenza pressoché nulla, assolve anche ad un’importante funzione di decantazione del materiale in sospensione, grazie alla quale, con il concorso dell’altrettanto importante azione fitodepurante, viene garantita una buona qualità dell’acqua distribuita. Il canale principale, dopo aver sottopassato il Reno, raggiunge l’impianto di partizione e sollevamento della Crevenzosa dove la portata in arrivo, di 60 m3/sec, viene suddivisa in due frazioni.
La prima, sino ad un massimo di 13 m3/sec, esce dal C.E.R. e defluisce per i canali Riolo e della Botte per alimentare i territori della bassa bolognese, fino ad immettersi nel Reno nei pressi della località Bastia d’Argenta. L’acqua immessa in Reno può essere derivata grazie alla funzione svolta dallo sbarramento mobile denominato “Volta Scirocco”, ubicato nei pressi della foce del fiume, che, da un lato, consente di mantenere una quota sufficiente per le derivazioni a gravità e, dall’altro, impedisce le risalite saline.
La portata principale, di 47 m3/sec, prosegue il suo corso lungo il C.E.R. dove viene sollevata due volte dalle stazioni Crevenzosa e Pieve di Cento fino alla quota massima di 18 m s.l.m..
Da qui in avanti l’asta principale scorre per circa 90 Km a gravità, con portate e livelli via via decrescenti, fino a raggiungere il fiume Savio. Qui, sulla sponda sinistra, un ulteriore impianto, denominato Savio, provvede al sollevamento, da 14 a 16 m s.l.m., della portata residua di 9 m3/sec, destinata ad alimentare il tratto di canale che si spinge verso il territorio riminese.

Le opere che compongono il sistema C.E.R. sono affidate alla gestione del Consorzio di bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano Romagnolo, ente di diritto pubblico con sede in Bologna. All’ente di secondo grado sono associati vari Consorzi elementari, o di primo grado, tra cui quello della Romagna Occidentale.
Ai Consorzi elementari compete la distribuzione irrigua, nei rispettivi comprensori, della risorsa vettoriata dal C.E.R., secondo la dotazione idrica ad essi assegnata. La dotazione idrica assegnata al Consorzio della Romagna Occidentale è di 12,9 m cubi/sec. Nel comprensorio della Romagna Occidentale, l’area dominata dal C.E.R. coincide, in massima parte, con il distretto di pianura che, per il 30% circa, è posto a monte del canale. Lungo il confine sud del distretto è collocabile, infatti, la soglia di quota altimetrica oltre la quale si stima che l’acqua derivata dal C.E.R. non sia utilizzabile economicamente, non potendo più essere compensati gli elevati costi dei sollevamenti che si renderebbero necessari per garantirne la distribuzione.
La distribuzione irrigua dell’acqua del C.E.R. avviene con due diversi sistemi:

1) alimentazione idrica di canali consorziali a uso promiscuo
2) condotte in pressione.

Montagna

Nel ambito montano, l’impegno del Consorzio nel campo della distribuzione delle risorse idriche riguarda l’acquedottistica rurale, nonché la progettazione e realizzazione di invasi irrigui collinari interaziendali e aziendali. Gli acquedotti rurali, alimentati da sorgenti perenni e da allacciamenri al servizio idrico, servono 2.000 unità poderali sparse, ubicate in luoghi dove, generalmente, non è possibile l’estensione della rete delle aziende idriche, se non a costi proibitivi.

Gli invasi irrigui collinari, in progressiva diffusione nel territorio, rappresentano la più efficace soluzione praticabile per soddisfare le esigenze di approvvigionamento idrico di un comparto agricolo caratterizzato dalla massiccia presenza di colture frutticole idroesigenti, ad elevato indotto occupazionale.
Lo sviluppo di tali colture, in un territorio carente di risorse idriche per la presenza di corsi d’acqua a carattere torrentizio e per la modesta entità delle precipitazioni nel periodo estivo, non può ormai prescindere dalla disponibilità delle riserve d’acqua accumulate negli invasi nei periodi piovosi. Gli invasi interaziendali realizzati dal Consorzio hanno una capacità massima che può variare dai 100.000 ai 250.000 metri cubi.

La più efficiente modalità di distribuzione dell’acqua del C.E.R. è quella degli impianti di distribuzione tubata in pressione. Sono opere costituite da una stazione di pompaggio e da una rete di condotte di adduzione e distribuzione, comprensiva di gruppi di consegna – o idranti- collocati ai bordi delle aziende agricole beneficiarie.
La scelta strategica operata dal Consorzio è quella di sviluppare la distribuzione irrigua in pressione nella parte del distretto di pianura che si trova a monte del C.E.R., sia perché è una zona posta ad una quota altimetrica più elevata rispetto al vettore e, quindi, raggiungibile soltanto con il rilancio dell’acqua in pressione, sia perché è particolarmente vocata alle pratiche agricole idroesigenti. Vi sono, comunque, anche tre opere analoghe a valle del C.E.R. -precisamente due in Comune di Conselice e una in Comune di Ravenna-, che rappresentano i primi esempi di distribuzione in pressione realizzati nel comprensorio della Romagna Occidentale.

Lo schema completo di distribuzione a monte del C.E.R. può essere così sintetizzato: l’acqua viene derivata dal C.E.R. attraverso una prima centrale di pompaggio che la immette in una condotta di risalita ed in condotte di distribuzione a servizio dei distretti irrigui ubicati nei pressi della prima centrale; la condotta di risalita rilancia l’acqua verso monte fino a raggiungere un invaso con funzioni di vasca di compensazione; da qui l’acqua viene nuovamente prelevata tramite una seconda centrale che la immette in un’ulteriore condotta di risalita ed in condotte di distribuzione; la seconda condotta di risalita porta l’acqua ancora più a monte fino ad un’altra vasca di compensazione dove una terza centrale la preleva per immetterla nelle condotte di distribuzione a servizio degli ultimi distretti. L’acqua viene distribuita ad una pressione non inferiore a 4 atmosfere.

Negli ultimi anni, nell’ambito dell’ampliamento della distribuzione irrigua a monte del C.E.R., si è affermato uno schema distributivo ad usi plurimi, vale a dire non più soltanto a beneficio delle aziende agricole, ma anche del comparto industriale, nonché civile per gli usi grezzi.

La mappa

Un sistema di distribuzione irrigua praticato dal Consorzio è rappresentato dall’alimentazione dei canali consorziali tramite derivazioni da C.E.R. con gruppi di pompaggio o con azionamento di paratoie. Una volta immessa nei canali, l’acqua vi viene fatta scorrere a gravità sfruttandone la pendenza. Tale sistema è, quindi, praticabile nei soli canali o tratti di canale posti a valle del C.E.R., lungo i quali sono collocate opere di regimazione, aventi la funzione di mantenere il tirante minimo d’acqua necessario per consentire le derivazioni da parte delle aziende agricole.

canali alimentati con acqua del C.E.R. hanno, in massima parte, una duplice funzione: una, primaria, di scolo ed una, accessoria, di irrigazione. In tal caso, essi sono qualificati anche come canali ad uso promiscuo. Nel comprensorio della Romagna Occidentale, i canali ad uso promiscuo hanno uno sviluppo lineare di circa 481 Km. Questa cifra dà l’idea del notevole impegno profuso dall’organizzazione consortile nell’assicurare la distribuzione irrigua tramite canali.

La primaria funzione di scolo di tali opere comporta, infatti, la necessità di vigilare costantemente sul mantenimento delle condizioni di sicurezza idraulica. Tra i vettori irrigui tenuti in esercizio con derivazione da C.E.R., c’è il canale Naviglio Zanelli, che percorre, in direzione da sud a nord, la dorsale del comparto idraulico Fosso Vecchio tra il Senio ed il Lamone. Esso non è compreso nell’elenco dei canali consorziali, essendo di proprietà del Comune di Faenza.
Viene, comunque, affidato alla gestione del Consorzio proprio per finalità di distribuzione irrigua, a fronte dell’impegno ad eseguire interventi di manutenzione periodica.
Altri vettori non consorziali, alimentati con acqua del C.E.R., sono i fiumi Senio e Lamone, la cui gestione compete alla Regione. Soprattutto nei confronti del Senio, l’azione di impinguamento con acqua del C.E.R., oltre ad assolvere ad una funzione irrigua, svolge un ruolo importante nell’assicurare un deflusso vitale nei mesi più siccitosi.

La mappa

Nel territorio del Comune di Ravenna è attiva una canaletta irrigua aerea in cemento armato vibrato, che viene alimentata a gravità tramite un prelievo da un desabbiatore in gestione al Consorzio di II grado per il C.E.R.. Essa ha una lunghezza di 5 Km e serve un bacino di 750 ha nei pressi di Mandriole e Casalborsetti.

Un’eccezione rispetto al sistema di canali alimentati con derivazioni da C.E.R. è, in parte, rappresentata dal Canale dei Molini di Castelbolognese, Lugo e Fusignano, opera risalente al XIV secolo, che percorre, in direzione da sud a nord, la dorsale del comparto idraulico Canal Vela tra il Santerno ed il Senio. Esso ha origine in località Tebano, al confine tra i Comuni di Castelbolognese e Faenza, presso una chiusa – o traversa – nel Senio. Al termine del suo percorso, sfocia nel Canale di bonifica in destra di Reno. E’ alimentato tramite una derivazione in sinistra idraulica del Senio, la cui portata, tuttavia, consente di distribuire acqua soltanto per pochi chilometri, dato anche l’elevato consumo legato alle pratiche agricole altamente idroesigenti, che caratterizzano il territorio circostante al tratto iniziale.

All’intersezione con il C.E.R., avviene un ulteriore impinguamento del canale, a beneficio del restante tratto fino alla foce. Attualmente, con il sistema di distribuzione irrigua tramite canali, vengono servite circa 1.500 aziende agricole per una superficie totale di circa 11.000 ettari.