La bonifica del territorio nel tempo

Le congregazioni di scolo

Nel territorio di pianura, la presenza di forme associate di governo delle acque ha origine antica. Fu comunque all’inizio del diciannovesimo secolo che maturò appieno la convinzione di superare un sistema di governo delle acque troppo parcellizzato, per poter finalmente avviare e portare a compimento programmi di opere, che influissero efficacemente sull’assetto idraulico del territorio.
Emerse, quindi, l’esigenza di promuovere l’istituzione di enti a struttura associativa operanti in ambito intercomunale, che riunissero i proprietari dei terreni privi di scolo naturale della pianura bolognese e ravennate.

Nacquero così le congregazioni di scolo il cui territorio di competenza era delimitato in base al criterio del bacino idrografico. La funzione affidata alle congregazioni di scolo era quella di costruire e mantenere una rete di canali che garantisse il regolare deflusso delle acque.
Furono esclusi dai comprensori delle congregazioni quei terreni che, per la loro posizione, non necessitavano di strutture di scolo artificiali, avendo la possibilità di far defluire le acque nei corsi d’acqua naturali. In tal senso, il limite del territorio di competenza delle congregazioni venne individuato nella via Emilia.

Seguendo l’esempio dei primi significativi provvedimenti tesi al miglioramento dell’ordinamento idraulico, emanati sotto il regime napoleonico, fu il Governo Pontificio, durante il papato di Pio VII, che dispose l’istituzione delle congregazioni di scolo, con atto motu proprio del Papa in data 23 ottobre 1817.
Successivamente, con notificazione in data 27 settembre 1820 del Cardinal Giuseppe Spina della Sacra Congregazione delle acque, furono individuate le congregazioni di scolo nell’ambito della Commissione del Reno, succeduta all’istituto napoleonico del dipartimento. Tali congregazioni erano: Dòsolo; Canale della botte; Scolo sinistro della colmata dell’Idice; Scolo a destra Garda Menata; Zagnolo (successivamente denominata Zaniolo); Fossa di Buonacquisto; Canal Vela; Fosso Vecchio. Esse furono insediate nel 1821. Gli elenchi dei canali delle congregazioni furono formati sulla base delle note della Commissione del Reno, redatte nell’anno 1822.

In quello che è l’attuale comprensorio di pianura della Romagna Occidentale, erano presenti quattro congregazioni di scolo: Zagnolo, Fossa di Buonacquisto, Canal Vela e Fosso Vecchio, aventi sede, rispettivamente, in Imola, Conselice, Lugo e Bagnacavallo.

Dopo la nascita dello Stato unitario, il Governo, nel tentativo di alleviare lo stato di degrado in cui versava una vasta parte del territorio nazionale, si fece promotore di un programma di “nuove opere straordinarie stradali ed idrauliche da farsi nel decennio 1881-1890.” Il programma includeva le opere di costruzione di un nuovo canale in destra del Reno, con la funzione di convogliare le acque della pianura romagnola tra il Sillaro ed il Lamone, nel bacino del Reno, per recapitarle autonomamente al mare.

Si intendeva far cessare la condizione di grave deficienza di scolo di tale territorio, causata dal progressivo innalzamento dell’alveo del Reno, rispetto al quale erano ormai diventati inefficaci i continui interventi di adeguamento della rete scolante in gestione alle congregazioni.
In questa situazione, non vi era altra scelta che sacrificare una determinata porzione del comprensorio delle congregazioni, destinandola alle espansioni delle acque che non potevano essere immesse in Reno, cosa che si verificò nei comprensori delle congregazioni Fosso Vecchio, Canal Vela e Zaniolo.
La soluzione del problema era, quindi, quella già suggerita a suo tempo dall’abate Lecchi e, in anni successivi, dall’ispettore Spotini, di costruire un nuovo canale che affrancasse la rete scolante della bassa ravennate dalle quote del Reno.
Dopo l’approvazione del progetto di massima, l’opera venne inclusa tra le bonificazioni di prima categoria di esecuzione obbligatoria. Le congregazioni di scolo interessate si attivarono per ottenere l’affidamento dei lavori in concessione dallo Stato.

Occorreva, a tal fine, costituire il consorzio di esecuzione, istituto previsto dalla legge 195/1900. Il riparto della spesa fu stabilito in 6/10 a carico dello Stato, 2/10 a carico degli enti pubblici territoriali (Comuni e Province) ed i restanti 2/10 a carico delle congregazioni di scolo. Vi fu, però, l’opposizione da parte di alcune congregazioni di scolo coinvolte. Pertanto, il Ministero dei Lavori Pubblici, constatata l’impossibilità di affidare in concessione le opere a causa di tali opposizioni, dispose che fosse il Genio Civile di Ravenna a redigere il progetto esecutivo.
Nonostante il reiterarsi delle opposizioni in fase di pubblicazione del progetto esecutivo del Genio Civile, il Consiglio superiore dei lavori pubblici stabilì che non poteva essere impedita la costituzione del Consorzio speciale di esecuzione.
Fu così che, con regio decreto. del 22 marzo 1903, venne istituito, tra le quattro congregazioni di scolo Zagnolo, Fossa di Buonacquisto, Canal Vela e Fosso Vecchio, il Consorzio speciale di prima categoria di esecuzione delle opere di costruzione del Canale di bonifica in destra di Reno, collettore generale della rete scolante delle stesse congregazioni.

L’anno successivo venne approvato, con decreto del Ministero dei Lavori Pubblici, il relativo Statuto che fissava i parametri per il riparto degli oneri contributivi tra le varie aree interessate dall’esecuzione dell’opera. Anche lo Statuto del neonato Consorzio incontrò opposizioni, tutte respinte, comunque, prima dal Ministero e successivamente dalla Corte di Cassazione.
Tuttavia, a causa del contenzioso insorto, si decise che il Consorzio speciale non poteva ottenere la concessione ministeriale per l’esecuzione delle opere, che fu assunta, quindi, direttamente dallo Stato. Nel frattempo, il Consorzio speciale, non dovendosi occupare dell’esecuzione dei lavori, mantenne, per conto dello Stato, la funzione di ente impositore della quota parte del costo delle opere a carico degli enti pubblici territoriali locali e delle quattro congregazioni di scolo.

In vista dell’ultimazione delle opere del Canale in destra di Reno, il Ministero dei Lavori Pubblici stabilì che il Consorzio di esecuzione doveva assumere le vesti di Consorzio di manutenzione.

Al fine di garantire una gestione univoca nell’intero bacino scolante del canale in destra di Reno, fu disposta la soppressione delle quattro congregazioni di scolo preesistenti e la loro fusione in un nuovo istituto consortile denominato Consorzio di bonifica della bassa pianura ravennate, costituito con R.D. 1 maggio 1929. Contro il decreto di fusione vi fu il ricorso della congregazione Zagnolo che ne ottenne la revoca.

Tuttavia, con nuovo R.D. 7 agosto 1931, fu ribadita la fusione delle quattro congregazioni di scolo. La congregazione Zagnolo ripropose il ricorso. La decisione finale sulla controversia fu assunta, nel gennaio del 1937, dal Consiglio di Stato che respinse definitivamente ogni eccezione e riserva sull’unificazione. Il decreto del 7 agosto 1931 divenne, quindi, irrevocabile e definitivo. Il nuovo Consorzio assorbì, quindi, le funzioni e le competenze delle congregazioni Zagnolo, Fossa di Buonacquisto, Canal Vela e Fosso Vecchio. Esso aveva sede in Lugo.
L’Ente fu soppresso con deliberazione del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna del 12 novembre 1987, n. 1653 per confluire nel Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale.

Il Consorzio di Brisighella – Bonifica Montana del Lamone e del Senio, primo Consorzio di bonifica montana in Italia, fu costituito con decreto del 17 agosto 1917. Esso aveva sede in Faenza. Traeva origine dal “Consorzio pei bacini montani e pei rii Calbane, Chiè e limitrofi” di Brisighella, che, a sua volta, fu costituito come ente morale con regio decreto del 9 agosto 1910. La prima “Assemblea degli Interessati” si svolse il 7 giugno 1911. Il 31 gennaio 1912 fu decisa l’estensione del bacino d’intervento al “Rio di Bo”, che fu aggiunto ai due nomi iniziali. Il primo progetto operativo fu presentato al Genio Civile di Ravenna il 10 giugno 1912, per un importo di Lit. 160.000.

L’inizio dei lavori, ripetutamente sollecitato allo scopo di contrastare la grave disoccupazione che, in quell’anno, colpiva la classe dei braccianti, si colloca temporalmente fra l’8 febbraio 1913 e il 30 ottobre 1914. Pur mancando una conferma diretta nella documentazione storica, essendo le convocazioni dell’Assemblea molto distanziate nel tempo, si può desumere che i lavori proseguirono anche durante gli anni della prima guerra mondiale, probabilmente con il ricorso a manodopera non soggetta al richiamo delle armi, anche femminile.

I primi “Tipi normali delle Opere d’arte” sono del 22 settembre 1916 e portano già la nuova denominazione completa del Consorzio, formulata nell’Assemblea del 1 luglio 1917, come “Consorzio dei Bacini Montani in Comune di Brisighella e limitrofi”.

La denominazione successiva di “Consorzio di Brisighella – Bonifica Montana del Lamone e del Senio” risale alla fine degli anni Quaranta. L’Ente fu incluso nel primo elenco dei consorzi soggetti a trasformazione fondiaria di pubblico interesse (legge 18 maggio 1924, n. 753). Con D.M. n. 8752 del 29 aprile 1929, è stato delimitato nei suoi confini che comprendevano gli interi bacini del Senio e del Lamone a monte della via Emilia.

Classificato di bonifica in base al regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215, il comprensorio consortile fu successivamente incluso per intero tra le zone montane considerate aree depresse, ai fini di quanto previsto dalla legge 10 agosto 1950, n. 647 e successive modifiche. Contemporaneamente, con l’entrata in vigore della legge 25 luglio 1952, n. 991, è stata riclassificata montana (con D.M. n. 21 del 14 febbraio 1953) la parte più ‘alta del comprensorio ( a sud della “vena del gesso”).
Il comprensorio del Consorzio si estendeva nelle province di Firenze, di Forlì e di Ravenna.
Il territorio era delimitato a nord dalla via Emilia, a est dallo spartiacque fra le vallate del Montone e del Marzeno, a sud dalla dorsale dell’Appennino e ad ovest dallo spartiacque fra le vallate del Santerno e del Senio. Erano tre i fiumi principali che solcavano detto territorio da sud-ovest a nord-est e lo dividevano idrograficamente in tre grandi strisce: le vallate del Senio, del Lamone e del Marzeno (affluente in destra del Lamone, nei pressi di Faenza).

L’Ente fu soppresso con deliberazione del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna del 12 novembre 1987, n. 1653 per confluire nel Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale.

Il Consorzio di Bonifica del Bacino dell’Alto Santerno in provincia di Firenze aveva sede in Firenzuola ed un Ufficio amministrativo in Firenze. In origine, con regio decreto 29 giugno 1905, furono classificate in 3^ categoria le opere di sistemazione idraulica del torrente Santerno, in Comune di Firenzuola, a termine dell’art. 7 del Testo Unico 25 luglio 1904, n. 523.

Il Consorzio dei proprietari interessati, con deliberazione 13 maggio 1917, si avvalse della facoltà prevista dall’art. 7 della legge 13 luglio 1911, n. 774, in base alla quale le opere di sistemazione dei bacini montani si eseguivano a cura e a totale spesa dello Stato. Con relazione 3 marzo 1922, l’Ufficio del Genio Civile di Firenze propose di determinare il perimetro del bacino montano del Santerno per la parte ricadente in quella provincia.
La proposta fu approvata con regio decreto 1 giugno 1922, n. 5081, che determinò l’estensione del bacino montano fino a comprendere, oltre al Comune di Firenzuola, anche quelli di Palazzuolo e Borgo San Lorenzo.

Successivamente, con regio decreto 30 dicembre 1929, n. 2357, il bacino del fiume Santerno fu classificato fra i comprensori soggetti a trasformazione fondiaria di pubblico interesse a norma dei DD.LL. 18 maggio 1924, n. 753 e 29 novembre 1924, n. 2464. Fu con regio decreto 8 giugno 1931, n. 1876 che si costituì il Consorzio per la trasformazione fondiaria del bacino dell’Alto Santerno in provincia di Firenze, che successivamente assunse, a norma dell’art. 107 del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215, la denominazione di “Consorzio di Bonifica del Bacino dell’Alto Santerno”.

Con D.M. 2 aprile 1955, al Consorzio di Bonifica del Bacino dell’Alto Santerno fu riconosciuta, ai sensi e per gli effetti dell’art. 30 della legge 25 luglio 1952, n. 991, l’idoneità ad assumere le funzioni di Consorzio di bonifica montana nel comprensorio di bonifica montana dell’Alto Santerno ricadente in provincia di Firenze. L’archivio del Consorzio dell’Alto Santerno, che fino al 1970 era conservato presso l’Ufficio Amministrativo dell’Ente a Firenze, ha subito gravi danni e perdite durante l’alluvione del 1966.

In ottemperanza alle intese interregionali tra le regioni Emilia-Romagna e Toscana, l’Ente fu soppresso con deliberazione del Consiglio regionale della Toscana n. 102 in data 30 aprile 1991, per confluire nel Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale.

A seguito del riordino territoriale previsto dalla Legge regionale del 2 agosto 1984 e successive modifiche ed integrazioni, il 1 gennaio 1988 è stato istituito il Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale (bacini del Santerno-Senio-Lamone-Marzeno e del Canale di Bonifica in destra di Reno), con sede in Lugo, risultante dall’accorpamento dei soppressi Consorzio di Bonifica Bassa Pianura Ravennate, con sede in Lugo e Consorzio di Brisighella – Bonifica Montana del Lamone e del Senio, con sede in Faenza, di parte del comprensorio del Consorzio della Bonifica Renana (vallata del Santerno), e, successivamente (1991), del soppresso Consorzio di Bonifica del Bacino dell’Alto Santerno, con sede in Firenzuola.

Il comprensorio del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale è venuto, quindi, ad assumere carattere di interregionalità, ricadendo nelle province di Bologna, Ferrara, Forli’-Cesena, Ravenna e Firenze, con un’estensione complessiva di circa 195.000 ettari.
Il Consorzio aveva anche competenza operativa esclusiva sul tratto emissario del Canale di bonifica in destra di Reno, che attraversa il comprensorio del Consorzio di Bonifica della Romagna Centrale in Comune di Ravenna.

Successivamente, con l’entrata in vigore della L.R. Emilia-Romagna 24 aprile 2009, n. 5, “Ridelimitazione dei comprensori di bonifica e riordino dei consorzi”, il territorio regionale è stato suddiviso in otto comprensori in modo da costituire unità omogenee sotto il profilo idrografico ed idraulico. In ciascun comprensorio è stato istituito un nuovo consorzio di bonifica.

In conseguenza di quest’ultimo riordino operato dalla Regione Emilia Romagna, il preesistente Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale è confluito interamente nel nuovo Consorzio di bonifica, denominato anch’esso Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, istituito nel comprensorio C6.

Il nuovo comprensorio C6 comprende anche una porzione di territorio – della superficie di 7.118 ettari – prima ricadente nel comprensorio del cessato Consorzio di bonifica della Romagna Centrale.

Attualmente il comprensorio consortile si estende per circa 200.000 ettari tra il Sillaro ad ovest, il Lamone a est, il Reno a nord e lo spartiacque del bacino idrografico a sud. Esso ricade nel territorio di cinque province – Ravenna (prevalente), Bologna, Forlì-Cesena, Ferrara, Firenze – e di 35 Comuni.